Brodsky/Baryshnikov
dalle poesie di Iosif Brodskij
Regia di Alvis Hermanis
Con Mikhaïl Baryshnikov
Traduzioni di Matteo Campagnoli
Teatro Politeama, Napoli, 28-29.06.2018
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Firenze, 3-5.07.2018
Teatro La Fenice, Venezia, 12-14.07.2018
Entrambi esuli dai propri paesi d'origine, Baryshnikov e Brodskij si conobbero a New York nel 1974 e restarono amici per oltre vent’anni, fino alla morte del poeta avvenuta nel 1996. Baryshnikov recita in russo una selezione di poesie tratte dall'opera del suo amico. La sua delicata gestualità ci trasporta nel mondo interiore di Brodskij allestito con grande rispetto da Alvis Hermanis – acclamato regista lettone del New Riga Theatre – che non ha mai nascosto la grande influenza che il poeta russo ha esercitato sul suo percorso artistico. Baryshnikov non accenna a passi di danza ma non realizza nemmeno una semplice lettura, dà invece vita ai versi di Brodskij, invitando il pubblico a entrare nell’universo fisico evocato dalle poesie.
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E così via
Adelphi 2018
Traduzioni di Matteo Campagnoli e Anna Raffetto
Apparso negli Stati Uniti nel 1996, questo libro raccoglie la sfida estrema di un grande poeta: testi stesi direttamente in inglese, altri autotradotti dal russo. Un trasloco del poetabile, la verifica di un intero arsenale verbale e musicale alla prova di un'altra grammatica, di un diverso «codice di coscienza». Libro conclusivo e postumo, E così via evoca col suo titolo uno stacco e insieme una promessa: interrompe, ma implica la possibilità di un seguito, suggerisce aperture imprecise, itinerari forse solo ipotetici. E proprio in quella sospensione, non lieta ma chiara, abitano i centauri e il vento, i passanti indifferenti e gli intonaci sbrecciati, protagonisti o comparse di una favola poetica. La città dell'anima, Pietroburgo, detta ancora la regola di versi architettonici, ma altri meno limpidi paesaggi incalzano, mentre lo schema delle cose, ormai orientato verso il vuoto, raggiunge una nuova, colloquiale morbidezza.
Conversazioni
Adelphi 2017
A cura di Cynthia L. Haven
Traduzione di Matteo Campagnoli
Come nasce la poesia? Di quale misterioso lavoro è l'esito? E qual è il suo compito? Chiunque si sia posto, almeno una volta, domande del genere potrà finalmente trovare in queste interviste, che coprono l'intero arco della vita di Brodskij in esilio, risposte di un'audace limpidezza. Scoprirà così che la poesia è «uno straordinario acceleratore mentale», «lo scopo antropologico, o genetico» della nostra specie, e che non vi è strumento migliore per «mostrare alla gente la visione reale della scala delle cose». Scoprirà, poi, che quelli che ha sempre ritenuto imperscrutabili artifici tecnici – gli schemi metrici ad esempio – sono in realtà «formule magiche», «magneti spirituali», capaci di incidere profondamente sulla poesia, al punto che un contenuto moderno espresso secondo una forma fissa (un sonetto, per intenderci) può sconvolgere quanto «una macchina che sfreccia contromano in autostrada». Per di più Brodskij sa illuminare anche il lavoro dei poeti che amava – Auden, Frost, Kavafis, Mandel'štam, Achmatova, Cvetaeva, Miłosz, Herbert, per limitarci ai contemporanei – con una lucidità mai disgiunta da una vibrante partecipazione: «Non mi capita spesso di leggere qualcosa che mi dia una gioia così intensa come quella che mi dà Auden. È vera gioia, e con gioia non intendo un semplice piacere, perché la gioia è qualcosa di molto oscuro»
Pietro Citati sul Corriere della Sera >
Valentina Parisi su Alias >
La forma del tempo
RCS 2012
A cura di Matteo Campagnoli
Traduzioni di Giovanni Buttafava, Anna Raffetto e Serena Vitale
Viaggio nello spazio, ma anche nel tempo, quello di Brodskij e della sua poesia, nella sua inesorabile mobilità che tutto trasforma entro la cultura e la vita, rendendo effimera ogni realtà. Lo spazio tempo della poesia brodskiana traccia le coordinate su una superficie dove affiora la profondità metafisica della sua visione, generando una fenomenologia di stati esistenziali: amori, disillusioni, estri, incontri, solitudini col correlativo corredo di luoghi e figure, in una fusione di linguaggio «alto» e «basso», colto e colloquiale, aulico e plebeo, sintesi ironica di tradizione e modernità, tensione giocata tra un passato grande e un mediocre presente: pregnante diario lirico di un’anima creativamente multiforme.
– Dall’introduzione di Vittorio Strada