Senza preavviso


Seamus Heaney (1939-2013)


Scrivere su un poeta come Seamus Heaney, lo so, richiederebbe una formalità e un distacco che per quanto mi sforzi non riesco ad avere adesso. La morte fa quello che deve e la vita reagisce come può, dando fondo a ciò che resta. I ricordi tornano a popolare una casa sul mare, tornano e si affastellano come frasi alle quali fatico a mettere un punto: Seamus che si alza per brindare agli ottant’anni di Derek, il calice saldo a mezz’aria nonostante la commozione, le parole scandite e calibrate dall’affetto; Seamus e sua moglie Marie che una sera sì e una no – concessione a un cuore provato – ci invitavano sulla veranda del cottage per offrici il loro whiskey, e sotto la luna rovesciata dei Tropici ti sembrava di essere a Dublino; Seamus che dopo pranzo si ritirava per rispondere alle lettere portate da casa (una laconicamente intestata: To Seamus Heaney – Ireland); Seamus sempre così cortese con le nostre compagne, Veronique, Heather, Anna, Ali, l’uomo che ti aspettavi dalle poesie, e la complicità e l’intimità che sapeva creare in quelli che per me erano i momenti più belli, quando il cielo attorno a Pigeon Island si caricava di cobalto e rosa e ci riunivamo sul prato a bordo piscina, tutti quanti trasformati in silhouette dal rapido crepuscolo dei Caraibi. Ma anche le mattine pacate dopo la colazione, prima che ognuno tornasse al proprio lavoro, con la poesia che arrivava senza preavviso, come fa sempre: il suo inglese d’Irlanda robusto e viscoso mentre recita Tears, e non sapevi più se le lacrime che ti ritrovavi negli occhi erano lì per quanto avevi riso poco prima o per i versi di Edward Thomas, o lo sapevi, così come sapevi sempre – bastava stargli accanto – come quest’uomo potesse farti percepire, con naturalezza, con grazia – perché le aveva conquistate, erano sue – le cose che hanno davvero valore nella vita. Tornano tutti assieme i ricordi stanotte, con la generosità e la gratitudine, si accumulano caldi e densi come i fantasmi di lacrime che non scendono, perché lo sai ma non riesci ad ammetterlo, non riesci a capirlo, che non ce ne saranno altri.

Matteo Campagnoli 2013